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Antonella Carta – Come una pianta che spacca il cemento, Mursia editore

Autore: Antonella Carta

Titolo dell’opera: Come una pianta che spacca il cemento, Mursia editore

  • Ci presenti il libro, utilizzando solo tre aggettivi per descriverlo…

Come una pianta che spacca il cemento può definirsi un romanzo inclusivo, perché tratta di sentimenti e disabilità senza facili pietismi; resiliente, perché, come suggerisce il titolo, narra della forza di non mollare davanti a ostacoli che sembrano più grandi di noi; “umano”, perché fondato su personaggi che sono antieroi, persone sfaccettate che fanno i conti con le proprie comuni fragilità e le affrontano anche con ironia e autoironia.

  • Da dove ha tratto l’ispirazione per la stesura di questo libro? C’è un aneddoto o una storia particolare che l’hanno spinta a scriverlo?

Questo romanzo nasce da una richiesta da parte dei ragazzi e degli insegnanti delle numerose classi che hanno letto il mio primo lavoro edito da Mursia “Come nuvole di cotone” e si sono affezionati ai personaggi al punto da desiderare di conoscere il seguito della storia. È da questi begli incontri che emerge il nucleo di “Come una pianta che spacca il cemento” che, però, si può leggere anche autonomamente, tanto che diversi lettori hanno cominciato a conoscere Chiara e il Capitano proprio in questo secondo romanzo, e poi hanno scelto di approcciarsi a “Come nuvole di cotone” per scoprire l’origine delle storie che si intrecciano nella trama.

  • Perché i lettori dovrebbero leggere il suo libro?

Perché è una nota stonata in una società in cui la ricerca della perfezione diventa spesso un’ossessione che compromette la qualità delle giornate. Il concetto che questo romanzo difende è, invece, quello che la vera perfezione è probabilmente quella che comprende l’imperfezione. Accogliere l’idea che ciascuno di noi è “diverso” e che questo non è un problema (ma una risorsa) può, a mio parere, essere la base per vivere più serenamente con noi stessi e con gli altri.

  • Quando si scrive, si ha in mente sempre di arrivare a un destinatario specifico. A chi desidererebbe che arrivasse questo libro? A una persona in particolare, o a una platea più ampia?

L’ho scritto pensando a chi almeno una volta si è sentito inadeguato, a chi ha subìto o subisce e non sa come venirne fuori, agli adulti che non si danno più il tempo di recuperare ciò che li rendeva felici, ai giovani che hanno il potere e la responsabilità di rendere veramente inclusivo e privo di violenza il mondo che stanno già cominciando a costruire. È un romanzo per tutti, perché non c’è muro che resista a una pianta che cerca la vita e la bellezza.