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Sofia Pirandello – Bestie

1. Ci presenti il suo libro.

Credo che Bestie sia il racconto di una ricerca di autonomia, di una indipendenza e di una potenza, che si è disposti a ottenere a qualsiasi costo. La protagonista è Lucia, nata e cresciuta in un polveroso e rovente paese siciliano. Per un motivo o per l’altro, suo padre e sua madre sono assenti. Il fratello Pino, con cui a fatica è riuscita a costruire una complicità a lungo desiderata, scompare da giovanissimo. Lucia cresce senza alleati, in un contesto che non sa perdonarle il male che la affligge e che lei stessa vive come una condanna: essere nata fimmina. Mite fuori e incandescente dentro, trova rifugio nella scrittura: le parole, che appunta in segreto su un diario, sono custodite come un tesoro, nascoste come una colpa, registrano quello che i suoi occhi nerissimi intercettano e riflettono dentro di lei, i viscerali smottamenti del suo cuore. Ormai giovane donna, Lucia parte da sola per il Nord Italia, dove scopre e si abbandona all’amore, fino a lasciarsene consumare. Il Sud però tornerà a chiamarla a sé: è il suo destino ineluttabile, il luogo dell’origine e della rivelazione. A tal proposito, diceva Hölderlin che dove c’è il pericolo cresce anche ciò che salva. Per me questo è un aspetto particolarmente importante della storia. Cresciuta in un ambiente che ne disconosce il valore e ne soffoca la forza, Lucia passa gran parte della sua vita a riconcorrere il ruolo che le viene attribuito anche a costo di contenersi e reprimersi. Cerca fortuna altrove, ma si rende conto molto presto che non può sfuggire dallo stigma che lei stessa, donna, povera e meridionale, incarna. È allora che la sua visione della sua cultura, delle sue origini, così come del luogo e delle persone che ha trovato andando via, si fa più complessa. Fimmina è una parola il cui significato comincia a sfilacciarsi molto presto, grazie anche ai rapporti con altri personaggi femminili, tutti diversi, la cui potenza, furiosa, è quasi sempre soffocata, nel migliore dei casi vissuta in incognito, esercitata a volte come una ripicca, quasi mai apertamente. Cercando lo stesso senso di parità, di complicità e di corrispondenza che ha conosciuto solo con suo fratello, Lucia cerca di costruirsi relazioni inedite, che rivoluzionino la sua idea di legame, di affetto, di amore, fino anche della sua identità. Per questo ho voluto questo titolo, doveva significare molte cose: Bestie fa anzitutto riferimento agli animali, a contatto con i quali a un certo punto Lucia dovrà lavorare come macellaia. In italiano il termine si riferisce ovviamente anche a un’indole malvagia; in siciliano lo si dice degli stupidi. Bestiaccia è il nomignolo cattivo e affettuoso che Pino le attribuisce. Mi interessava mantenere un’ambiguità di fondo: bestie sono coloro che la crescono e la trattano con violenza nel corso della sua vita; bestia è lei, inadeguata in ogni contesto, spaventosa perché alle volte feroce, incomprensibile perché incapace di ridursi al ruolo di moglie e madre.

2. Ci regali un breve stralcio dell’opera, una parte che per lei è particolarmente significativa.

“Mi piace essere presente a me stessa. Pino, il mio Pino, era tutto il contrario, trovava che perdersi fosse di grande aiuto. Fumava molto, di continuo, la polvere che si faceva uscire dalla bocca era tremendamente densa. Sputava fuori cerchietti ondeggianti, faceva una colonna di fumo tra il naso e le labbra. Un serpente incantatore lo attraversava in viso. Mi chiamava bestiaccia. Aveva le mani di nodi e le rughe intorno agli occhi, da subito. Mi offerse la prima sigaretta un pomeriggio di nuvole antipatiche. Ero caduta faccia avanti nella terra, dove la sabbia è ancora solo polvere tra i sassi. Pino mi tirò via una ad una tutta le schegge, fece pressione perché il sangue si fermasse, mi succhiò la ferita per disinfettarla. Abbiamo fumato insieme, sentivo le vene del viso pulsarmi per l’emozione. Pino sapeva farmi tremare le ginocchia. Alla sera, dopo il mare, se aveva pescato qualcosa lo eviscerava tirando via le interiora dalla testa. Mi sentivo esattamente come quei pesci, fatta a pezzi dal cranio e privata della spina dorsale. Non potevo permettermi di deluderlo, avrei esaudito ogni richiesta perché lui non mi giudicasse insufficiente. Mi mise in mano le forbici un giorno, chiedendomi di tagliargli i capelli. Accettai, terrorizzata di lasciarlo sfigurato. Operai con chirurgica precisione per un’ora abbondante, senza aprire bocca. Il risultato fu inaspettatamente gradevole, lo constatammo insieme mentre si pettinava e si compiaceva del suo riflesso. Fui orgogliosa di me, sentivo il cuore nelle orecchie e il sangue affiorarmi alle guance. Quella notte sognai che scendevo un milione di scale, un pettine e una forbice luccicante stretti in pugno. Il buio sembrava vicino, ma non arrivava mai.”

3. C’è un aneddoto particolare che l’ha spinta a scrivere questo libro?

Ho cominciato a ragionare su Bestie circa 4 anni fa, su un pullman per Lisbona. Avevo appena letto un articolo che mi aveva molto colpita, a proposito di una signora bolognese che si era vendicata piuttosto violentemente del marito e dell’amante, dopo aver scoperto che entrambi la tradivano. Ho cominciato a scrivere quella che immaginavo potesse essere la sua storia e mi sono presto trovata a costruire la vicenda di un’altra persona, con un’evoluzione, delle motivazioni e degli esiti completamente diversi. Così è nata Lucia, bambina negli anni Venti del secolo scorso in un paesino del Sud.

4. Cosa si aspetta dalla partecipazione a Casa Sanremo Writers 2023?

Credo che Casa Sanremo Writers 2023 mi offrirebbe l’occasione di confrontarmi con un pubblico molto vasto e diversificato di lettori, rivelandosi l’occasione perfetta per parlare di Bestie a un uditorio interessato alla giovane letteratura italiana. Mi piacerebbe anche poter dialogare con le altre scrittrici e gli altri scrittori coinvolti, sia con i più giovani, con i quali potrei condividere aspettative e desideri di un percorso appena iniziato, sia con coloro che sono già più avanti, che credo saprebbero darmi indicazioni e consigli preziosi. Se la base per la produzione culturale è costruire relazioni, penso che Casa Sanremo possa rivelarsi un’ottima opportunità per presentare il mio percorso e i miei interessi in un contesto aperto, ma qualificato, risultato da una selezione attenta. In prospettiva del lavoro futuro, mi piacerebbe anche ricevere commenti e impressioni dalla giuria, capire se il mio libro è in grado di suscitare riflessioni, discussioni, curiosità.