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Dario Pasquali – Wuthering Winds

1. Ci presenti il suo libro.

Il vento soffia sul mondo e sulle storie dei suoi abitanti, come se fosse l’energia segreta, amica e nemica, che spinge e ostacola l’umanità ad andare avanti a tutti i costi. 

I figli prendono il posto dei padri, generazione dopo generazione, tra contrasti, incomprensioni, sofferenze, violenza, amori, solitudini, idee, e un vento tempestoso (Wuthering wind) soffia e porta avanti le storie di ognuno,

Nelle prime pagine del libro una donna è legata ad una sedia in un seminterrato, è ferita, perde sangue; un figlio trova suo padre sul pavimento in fin di vita; Carlo e Alessandro sono due bambini che vengono dal passato, e, poco a poco, diventano adulti. 

Il figlio è costretto a prendersi cura del padre malato, mentre la sua vita sembra ancora dover trovare la sua strada; ha nei pensieri costantemente Celine, una donna misteriosa che vive di segreti e di inganni.

Carlo e Alessandro crescono, nelle loro famiglie difficili; per certi aspetti sembrano simili, per altri molto diversi.

Celine, Carlo, Alessandro dovranno fare i conti con il passato, gli amori, i sentimenti, le idee, i modi di essere, i modi di pensare, i limiti della propria esperienza, la violenza del mondo, le morti, le minacce, e l’imprevedibilità della vita che sembra andare sempre dove vuole, apparentemente a caso.  

Alla fine, le storie e i personaggi, separati dallo scorrere del tempo in periodi diversi, si incontreranno di nuovo nel momento in cui il passato si ricongiungerà con il presente, per svelare la vera identità di tutti i personaggi e il loro vero ruolo, proprio quando tutto appare incomprensibile e nascosto dall’inganno e dalle menzogne. 

Il vento continua a soffiare forte, il tempo va avanti, costi quel che costi, per un nuovo giro di giostra, perché alla fine si tratta solo della storia infinita dei padri e dei figli, e della ricerca del proprio posto esatto per assicurare, tra contraddizioni e buona volontà, la continuità delle specie umana.

2. Ci regali un breve stralcio dell’opera, una parte che per lei è particolarmente significativa.

E ora anche papà ha un mezzo sorriso mentre cerca di guardarmi negli occhi, ma si confonde con un’espressione incerta tra la sofferenza e l’incertezza. Le pupille guardano altrove, le labbra sembrano essere di plastica, e il respiro è un sibilo discontinuo.

– Ho freddo – sussurra in un sospiro.

– Papà…

Ha tutte e due le mani strette a pugno.

– Nel comodino… le pillole blu… un pugno… dammele…

In prima battuta rimango immobile, ho ancora la cartellina verde tra le mani, e mi rendo conto di continuare a tremare.

– Alex!

Appoggio la cartellina a terra, mi alzo e apro il cassetto del comodino, c’è un solo flacone di pillole, lo apro, ne faccio cadere un po’ nel palmo della mano. Mio padre apre la bocca, mi avvicino, prendo la bottiglia di acqua sul comodino, comincio con una pillola alla volta e un sorso di acqua. Lui fa fatica a mandarle giù, deve provare più volte, l’acqua gli cola a lato della bocca, gli asciugo il collo. Quando finiamo fa un cenno con la testa, come per dire ok, grazie, va bene così. Per un attimo penso di nuovo a quello che ho letto su quel foglio nella cartellina, penso che è assurdo, una follia, la vita è una cosa assurda, e poi penso allo spettacolo che tra solo due giorni rappresenterò in teatro, e so che ancora non gli ho detto quello che dovevo dirgli.

Ora ha gli occhi chiusi, forse le pillole cominciano a fare effetto.

– Noi siamo uguali… non sappiamo amare… non siamo capaci di amare… – prova a dire nel respiro a tratti.

Lo osservo, faccio fatica a concentrarmi sulle sue parole.

Il suo corpo si solleva nel tentativo di buttare dentro quanta più aria possibile.

– Vai… lasciami solo! – in un ultimo rantolo.

– Ok, ci siamo

– Sì.

– Ok, ciao amico mio, ciao Buio.

– È stato bello, Carlo.

– Sì, bello.

– Grazie di tutto.

– Grazie a te.

– È andata bene.

– Sì, è andata bene.

– Ciao, Celine.

– Che bella Celine.

– Grazie è stato bello, anche se era solo finzione.

– Sì era solo finzione.

– Come tutto.

– Come tutto.

– Li abbiamo fregati tutti.

– Sì, tutti.

È buio, sono seduto sul divano, ho un brivido di freddo, sento qualcosa attorno a me, mi passo una mano tra i capelli, ho una strana sensazione, come una carezza, ma penso sia suggestione, chiudo gli occhi, mi viene da piangere e so che non sono riuscito a rivelargli quel piccolo segreto sul mio spettacolo, ma chi cazzo se ne frega oramai, ma credo che ora, dovunque sia, lo saprò comunque, ora ho paura di andare nella sua stanza.

3. C’è un aneddoto particolare che l’ha spinta a scrivere questo libro?

Sicuramente la morte in tempi ravvicinati di entrambi i miei genitori, che mi ha fatto ripensare a fondo al rapporto con loro, e in particolare con mio padre, che ho vissuto fin da bambino con difficoltà. E poi, di conseguenza, ho dovuto mettere a fuoco anche l’essere a mia volta padre, e riscoprire il rapporto con mio figlio. Alla fine, sembra che ci sia un’energia, un vento tempestoso, Wuthering wind, che spinge le generazioni ad andare avanti ad ogni costo. Attraverso le storie dei padri e dei figli.

4. Cosa si aspetta dalla partecipazione a Casa Sanremo Writers 2023?

Spero di poter far conoscere maggiormente un libro ambizioso, che non ha voluto per scelta ricalcare i canoni più consueti della scrittura attuale, per ricercare vie nuove un po’ fuori dagli schemi già conosciuti e ribaditi.