Vai al contenuto
Home » Paolo Itri – Il monolite

Paolo Itri – Il monolite

  1. Ci presenti il suo libro.

L’Opera costituisce una raccolta di racconti di cronaca giudiziaria che racchiudono circa un quarantennio della storia criminale del nostro paese, a partire dalla fine degli anni ’70 per giungere fino alla fine del primo decennio del ventunesimo secolo. Il testo ripercorre in chiave autobiografica la mia carriera – quale voce narrante – all’interno della magistratura, aprendo così lo scenario della narrazione ad una serie di eventi, noti e meno noti, della storia della criminalità organizzata nel nostro paese. Attraverso un intreccio tra racconto delle esperienze personali e vari episodi di cronaca giudiziaria, l’Opera costruisce un punto di vista privilegiato sul mondo della giustizia e della criminalità nel nostro paese e contemporaneamente sulla vita e sul significato dell’impegno professionale più in generale. L’ambientazione è focalizzata sui mali endemici del nostro paese, su alcune vicende storicamente rilevanti, quali le stragi di mafia e le guerre di camorra. Nel corso dei vari racconti emergono più volte le miserie umane sia nell’ambito del mondo criminale che in quello della giustizia, anch’esso segnato in negativo da piccolezze, rivalità ingiustificate e personalismi. L’evoluzione della storia incede attraverso i decenni di lotta alla criminalità organizzata secondo la mia esperienza professionale, mediante una divisione per paragrafi che raccontano ad ogni mese dell’anno uno o più episodi significativi, intrecciati tra elemento di cronaca e autobiografia.

2. Ci regali un breve stralcio dell’opera, una parte che per lei è particolarmente significativa.

<<Durante una terribile ventosa notte invernale un uomo appena uscito dall’abitazione del fratello, boss di camorra, viene ucciso in un agguato nel casertano. Quando arrivo sul luogo dell’omicidio è notte fonda, per strada un silenzio da incubo, lugubre e irreale, un vento freddo e vorticoso. Completati i rilievi della scientifica, il boss mi chiede di avvicinarsi al fratello per l’estremo saluto. Vista la situazione lo autorizzo, ordinandogli di fare in fretta. Senonché l’uomo, tra lo stupore generale, allontana con fare autoritario gli addetti delle pompe funebri, si inginocchia davanti al defunto, gli aggiusta la camicia e la giacca insanguinata, gli abbottona i pantaloni e poi dinanzi allo sguardo attonito dei presenti lo accarezza in viso e gli pettina i capelli sussurrandogli parole rassicuranti, che non è successo niente, che va tutto bene, come se potesse ancora sentirlo. Una scena agghiacciante. Ancora oggi, a distanza di molti anni, quel tragico osceno gesto di amore mi fa accapponare la pelle e mi interrogo sul suo significato, se sia stato veramente un atto di affetto, ovvero, al contrario, l’ennesima raccapricciante manifestazione di tracotanza mafiosa. Oppure tutte e due le cose assieme, perché non è mai possibile separare del tutto il bene dal male, il giusto dall’ingiusto, la legge dal delitto: allo stesso modo in cui, nello strano mondo quantistico, un atomo radioattivo esiste contemporaneamente in due stati opposti, e il gatto nella scatola di Schrodinger è allo stesso tempo vivo e morto.>>

  1. C’è un aneddoto particolare che l’ha spinta a scrivere questo libro?

In realtà il libro è stato concepito e scritto in condizioni di particolare ispirazione, durante il periodo in cui mi allontanai dalla grande città per trasferirmi in un piccolo tribunale di provincia, dove ho vissuto in quasi perfetta solitudine per alcuni anni. Fu una scelta dettata da ragioni più personali che professionali, in un momento in cui, sebbene il caso Palamara non fosse ancora esploso, erano forti l’amarezza e la disillusione per quello che stava accadendo all’interno della magistratura, che, però, sebbene fosse sotto gli occhi di quasi tutti i miei colleghi, non interessava ancora a nessuno. Vivevo ad Acciaroli, una località marina piuttosto rinomata in provincia di Salerno, in una casa in riva al mare da cui potevo ammirare i tramonti da sogno della costiera cilentana che hanno ispirato alcune ambientazioni del libro e quell’atmosfera lievemente melanconica che lo attraverso un po’ dall’inizio alla fine.

  1. Cosa si aspetta dalla partecipazione a Casa Sanremo Writers 2023?

In realtà il romanzo, oltre agli aspetti giudiziario e autobiografico, rappresenta una sorta di testimonianza di quanto sia difficile fare il mestiere del magistrato, soprattutto in contesti particolarmente inquinati dalla corruzione e dalla criminalità organizzata, e di quanto sia importante mantenere la barra diritta sulla strada del rispetto delle leggi e delle regole che sovraintendono il vivere civile e i rapporti tra il cittadino e le istituzioni. In tal senso, mi piacerebbe, perciò, che il mio libro e le storie che racconto avessero una diffusione soprattutto tra i giovani e nelle scuole, come una sorta di manifesto della legalità.