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Noa ospite al Cilento Etno Festival a Torre Orsaia

La voce che abbatte i muri: il Cilento abbraccia la pace

Il Cilento Etno Festival 2025 di Torre Orsaia si è trasformato, nella serata del 27 luglio, in un incontro di anime e suoni. Sul palco di Piazza Lorenzo Padulo, Noa, artista israeliana di fama mondiale, ha donato al pubblico un concerto che si è fatto atto d’amore universale.
Un momento indimenticabile ha attraversato la platea quando, all’improvviso, le campane del paese hanno iniziato a suonare: Noa, in silenzio, si è fermata per ascoltarle. “Sono per la pace”, ha detto con voce ferma. E il pubblico, commosso, ha condiviso quel silenzio denso di significato.

Qualche mese prima, Grazia Serra aveva incontrato Noa a Casa Sanremo, dove la cantante era tornata a trent’anni dal suo primo Festival. Anche allora, insieme alla cantante palestinese Mira Awad, aveva portato un messaggio di pace e convivenza, cantando in inglese, ebraico, arabo e italiano. “L’Italia è la mia seconda casa”, ha confidato Noa. “Ho cantato in 52 Paesi, ma il primo nel mio cuore è sempre l’Italia”.

Nel corso dell’intervista, Noa ha raccontato con intensità i tre momenti che hanno trasformato il suo modo di vivere la musica.
Il primo, nel 1994, quando si esibì in Vaticano davanti a Papa Giovanni Paolo II, diventando (insieme al chitarrista Gil Dor) la prima artista israeliana a cantare in Piazza San Pietro. “Abbiamo eseguito l’Ave Maria, ma con parole mie, una preghiera per la pace. Quella canzone ha abbattuto muri”, ha ricordato.

Il secondo momento è legato al film La vita è bella di Roberto Benigni: “Non è solo un film, è una filosofia. La bellezza e l’amore dello spirito umano possono vincere tutto”.

Il terzo episodio riporta Noa al 1995, alla grande manifestazione per la pace, dove pochi minuti dopo il suo intervento venne assassinato il Primo Ministro Yitzhak Rabin. “In quel momento ho capito che la pace ha un prezzo, ma vale la pena pagarlo”, ha detto, con un sorriso che mescola dolore e forza.

Durante l’incontro, il pubblico l’ha ascoltata in religioso silenzio. “Non siamo tutti colpevoli, ma siamo tutti responsabili”, ha sottolineato. “La situazione è terribile, dobbiamo agire insieme. Non basta parlare di pace, bisogna farla. Israele e Palestina devono convivere, non cancellarsi a vicenda. Siamo ostaggi degli estremisti, ma le persone semplici vogliono solo vivere”.

Il messaggio di Noa è intriso di fiducia. “La speranza deve essere contagiosa”, ha ripetuto. Da questa convinzione nasce anche il progetto Reimagine Peace, un festival che l’artista lancerà a Firenze nel maggio 2026: “Poeti, scrittori, artisti israeliani e palestinesi insieme, per mostrare che la pace è possibile”. Quando si è congedata dal pubblico del Cilento, Noa ha sorriso e ringraziato in italiano: “Grazie, grazie di cuore”.

Sotto il cielo di Torre Orsaia, la sua voce non è stata solo canto: è diventata preghiera, luce, e la prova che la musica, quando nasce dall’anima, può davvero unire i popoli.